COVID-19 - Vaccinazione anti Covid-19 in gravidanza e allattamento (aggiornamento)

Sin dall’avvio della campagna vaccinale la somministrazione del vaccino anti Covid-19 nelle donne in gravidanza è apparsa controversa, suscitando dubbi e perplessità in una popolazione non esigua di donne. Inizialmente infatti è stato tenuto un atteggiamento estremamente cautelativo nei confronti di questa popolazione specifica, soprattutto per la mancanza di dati riguardo la sperimentazione del vaccino alle gestanti. Malgrado l’incertezza iniziale, sostenuta anche dall’assenza di una comunicazione autorevole in materia, con il tempo è stata fatta maggiore chiarezza e dalle autorità scientifiche sono arrivate le indicazioni necessarie.

È stata la SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) a pronunciarsi per prima sull’ argomento con un Position Paper che, sulla base dei dati epidemiologici raccolti e delle evidenze scientifiche disponibili, considera le donne in gravidanza soggetti fragili da sottoporre a vaccinazione in via prioritaria “a prescindere dall'età e dalla condizione lavorativa”. Infatti, è ormai noto che le gestanti presentano un rischio di malattia severa e morte per Covid-19 più elevato rispetto alle coetanee non gravide e che l’infezione aumenta il rischio di complicanze durante la gestazione (pre-eclampsia, eclampsia, sindrome HELLP), di parto pre-termine e di natimortalità.

In seguito, il 15 giugno 2021 il CDC (Centers of Disease Control and Prevention) ha pubblicato un report riguardante la vaccinazione anti Covid-19 in gravidanza, autorizzata in via emergenziale negli Stati Uniti, da cui emerge l’assenza di segnalazioni sulla sicurezza riguardanti le donne incinte vaccinate e i loro figli. Dallo stesso report, inoltre, si evince un potenziale ruolo protettivo della vaccinazione nei confronti del neonato e del feto, alla luce del riscontro di anticorpi nel latte materno e del loro trasferimento tramite placenta (ritrovati nel cordone ombelicale). [1]

Il 24 settembre 2021 il Ministero della Salute ha fatto finalmente chiarezza sulla questione emettendo una Circolare recante le “Raccomandazioni sulla vaccinazione anti Covid-19 in gravidanza e allattamento”, in linea con il documento redatto a cura dell’ ItOSS (Italian Obstetric Surveillance System) dell’ISS, che raccomanda fortemente la vaccinazione anti Covid-19 con vaccini a mRNA alle donne in gravidanza nel secondo e terzo trimestre e nelle donne in allattamento (senza necessità di sospendere l’allattamento).

L’approccio alla vaccinazione in gravidanza e allattamento è dunque oggi supportato dal proliferare di una letteratura scientifica sempre più cospicua e confortante circa il profilo di sicurezza ed efficacia dei vaccini a mRNA in questo specifico target di popolazione. Tuttavia, benché la vaccinazione possa essere considerata sicura in qualsiasi epoca gestazionale, le evidenze disponibili per il primo trimestre sono attualmente più esigue: pertanto, qualora la donna desideri sottoporsi alla somministrazione nel primo trimestre di gravidanza, è di fondamentale importanza il colloquio con il professionista sanitario per valutare il bilancio di rischi/benefici e i fattori predisponenti una patologia più severa (età>30, BMI>30 ecc.).[2]

È stata valutata l’assenza di correlazione tra vaccinazione anti Covid-19 e riduzione di fertilità, sia per le donne sia per gli uomini. [3] Inoltre, non è stato dimostrato alcun aumento di rischio di aborto nelle donne che hanno assunto il vaccino prima della 20° settimana di gravidanza. [4] Pertanto, per la donna che scopre di essere in gravidanza dopo aver ricevuto una dose di vaccino, non c’è alcuna evidenza in favore dell’interruzione della gravidanza.

Per quanto riguarda gli effetti avversi, quelli che si riscontrano nelle donne incinte vaccinate non sono dissimili da quelli occorsi nel resto della popolazione (in caso di febbre, per questa popolazione particolare, il CDC raccomanda l’assunzione di paracetamolo).

Le ultime indicazioni nazionali relative a questo target di popolazione sono del 13 dicembre 2021 a cura dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità), che raccomanda la “dose booster” (con i medesimi dosaggi previsti per la popolazione adulta generale) alle donne che abbiano completato il ciclo primario dopo un minimo di cinque mesi (150 giorni) e che pone ancora una volta l’accento sull’innocuità del vaccino nel lattante. Inoltre, è specificato che il lattante, che riceve anticorpi anti-SARS-CoV-2 tramite latte materno, può essere sottoposto alla somministrazione dei vaccini come da calendario vaccinale, senza alcuna modifica. 

Le raccomandazioni italiane rivolte alla popolazione in esame sono allineate e conformi con quelle emesse dalle società scientifiche a livello internazionale.







Fonti / Bibliografia

1. Hilda Razzaghi, et al., COVID-19 Vaccination Coverage Among Pregnant Women During Pregnancy — Eight Integrated Health Care Organizations, United States, December 14, 2020–May 8, 2021

2. Zauche LH, Wallace B, Smoots AN, et al. Receipt of mRNA COVID-19 vaccines and risk of spontaneous abortions. New Engl J Med Published online September 8, 2021; DOI: 10.1056/NEJMc2113891

3. Amelia K Wesselink, Elizabeth E Hatch, Kenneth J Rothman, Tanran R Wang, Mary D Willis, Jennifer Yland, Holly M Crowe, Ruth J Geller, Sydney K Willis, Rebecca B Perkins, Annette K Regan, Jessica Levinson, Ellen M Mikkelsen, Lauren A Wise, A Prospective Cohort Study of COVID-19 Vaccination, SARS-CoV-2 Infection, and Fertility, American Journal of Epidemiology, 2022;, kwac011, https://doi.org/10.1093/aje/kwac011

4. Zauche LH, Wallace B, Smoots AN, et al. Receipt of mRNA COVID-19 vaccines and risk of spontaneous abortions. New Engl J Med Published online September 8, 2021; DOI: 10.1056/NEJMc2113891


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